Gli ambientalisti veri e quelli finti


Non ha del tutto torto il governatore Vincenzo De Luca. Tra i colpevoli del disastro dell'abusivismo ci sono anche i "finti ambientalisti", quelli che l'ecologia non sanno neanche cosa sia e che, attraverso lacci, lacciuoli, molta burocrazia, norme di difficile applicazione, risorse e organizzazione inadeguate, non hanno facilitato la lotta "efficace" all'abusivismo negli ultimi 25 anni: lotta culturale e amministrativa, oltre che ambientale e politica.

 

Gli ambientalisti "veri", invece, che De Luca non sa né vuole distinguere da quelli "finti", si sono battuti per leggi chiare e univoche, ma hanno anche segnalato (e per tempo) che cattive leggi e/o leggi mal applicate si possono facilmente ritorcere contro i loro stessi obiettivi, facilitando abusi e giochetti di ogni sorta.

 

Come la legge regionale campana, impugnata dal governo su ricorso di Verdi "veri", che prevede dei distinguo per l'abusivismo di "necessità" proponendo alternative alla demolizione, secondo le quali i Comuni avrebbero la possibilità di acquistare e rivendere o riaffittare gli edifici non a norma proprio a chi ha commesso l'abuso. Le demolizioni, inoltre, verrebbero bloccate anche in zone vincolate.

 

Nel dibattito pubblico c'è sempre stata una confusione manipolatoria fra regole che intendono impedire abusi e corruttele e salvaguardare l'ambiente e la burocrazia colpevole. Non è solo De Luca che confonde ad arte norme per la salvaguardia e lacci, meccanismi di tutela e messa in sicurezza e lentezze burocratiche. Basti pensare allo svuotamento progressivo delle norme sulla valutazione di impatto ambientale e ai veri e propri scempi approvati con tutti i crismi della legalità in sfregio a valutazioni di sicurezza e bellezza.

 

Verdi e ambientalisti sono diventati quelli del No e quelli dei comitati arrabbiati, con buona pace di tutti i loro Sì. È innegabile che questo giochetto negli anni sia perfettamente riuscito e abbia indebolito non solo politicamente, ma anche culturalmente le battaglie ambientaliste, in particolare il loro valore propositivo e di reale alternativa.

Chi è in prima linea nella lotta contro l'abusivismo, contro le concessioni autostradali, contro le opere grandi e inutili, le elezioni le vince raramente; nel nostro paese è ancora normale mettere i cittadini di fronte alla scelta tra lavoro e salute, o tra casa e ambiente, così come tra interessi economici di parte (camuffati da interessi di tutti) e beni comuni. Eppure si sa benissimo che ormai è possibile fare convivere tutte queste priorità evitando le guerre fra i poveri e gli inquinati.

Certo, per cambiare le cose occorre tempo e sguardo lungo. E invece è durissima uscire dalla logica emergenziale, anche quando si è ben consapevoli di che cosa sarebbe necessario fare. Per esempio: la notizia secondo la quale mettere in sicurezza tutto il territorio costerebbe circa 36 miliardi euro ha avuto un effetto deprimente e di smobilitazione, perché si pensa che non si troveranno mai tanti soldi in un botto e che quindi non ci sia nulla da fare.

Ma se si riuscisse a fare quello che molti ambientalisti (e non solo) predicano da anni, ossia concentrarsi sulle priorità vere e non su quelle farlocche, vedremmo che non è proprio così e che si potrebbe almeno cominciare a fare pulizia, evitando di continuare a buttare via soldi.

Per dovere di cronaca: le recenti deroghe regalate ai concessionari autostradali dal governo dopo un duro negoziato con la Ue valgono circa 10 miliardi di euro; la Tav ne vale oltre 2,7 per i prossimi 10 anni; ogni anno i sussidi diretti o indiretti ai fossili valgono oltre 12 miliardi di euro; per non parlare del fatto che, secondo la rivista specializzata "Strade", sebbene non si sia in grado di calcolare precisamente quanto l'Italia spenda ogni anno, si può fare una stima, secondo la quale la cifra stratosferica di 17,8 miliardi all'anno è stata spesa in infrastrutture nell'ultimo decennio, circa il doppio del dovuto e non di rado per opere inutili.

Ancora: l'Ue è più che pronta ad aiutare a riorientare gli ingenti fondi strutturali verso il piano "casa Italia", ma il governo italiano ha lasciato recentemente cadere la possibilità di prendere parte al progetto pilota "Smart Finance for Smart Building" insieme a Spagna, Portogallo e Polonia; in questo modo, l'Italia è stata eliminata dai beneficiari.

Insomma, le risorse si possono trovare, pianificando e organizzando la spesa e facilitando un dibattito vero sulle alternative, non dando spazio solo ai lamenti del dopo disastro, che mettono insieme in modo strumentale e fallace chi si batte per cambiare le cose e chi usa cavilli e mala amministrazione per lasciare tutto come è, con il risultato di rafforzare nel cittadino/a-elettore/trice l'idea che tanto mai nulla cambierà e che non c'è nessun vantaggio particolare nel rispettare le leggi.

Questa è la sfida, oggi come ieri, per i "veri" ambientalisti: elaborare tutti insieme, politici, associazioni, attivisti, una strategia comune molto visibile volta a conquistare il consenso di italiani e italiane sul fatto che legalità, rispetto dell'ambiente e dei beni comuni, lotta al cemento e alle opere inutili conviene ora e subito, a loro personalmente e alla società intera.

 

Bruxelles, 24 August 2017