La relazione dei Verdi/ALE svela le iniquità nelle aliquote fiscali effettive alle imprese


 

Oggi il gruppo dei Verdi/ALE al Parlamento europeo ha pubblicato la relazione “Aliquote fiscali effettive per le multinazionali nella UE” che denuncia i privilegi fiscali concessi a imprese in tutta Europa, rivelando la differenza tra le aliquote fiscali nominali e quelle effettive, le quali sono in media del 15% in tutta la UE, ben sotto la media del 23% delle aliquote nominali.


Commentando la relazione, la co-presidente del Partito Verde Europeo Monica Frassoni ha così dichiarato: 


“Dopo la relazione di Oxfam sulla disuguaglianza mondiale, quella del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo non fa che confermare come la giustizia fiscale sia assolutamente essenziale per garantire quella sociale. La fiducia nelle istituzioni passa anche da politiche fiscale eque e serrate contro l’evasione, che il Consiglio europeo non riesce a garantire (o si rifiuta di farlo). 

 

Avere aliquote così diverse tra paese e paese permette alle aziende di giocare al ribasso e ridurre le imposte trasferendo le proprie sedi fiscali nel paese con le aliquote più basse. È interessante notare come, all’interno della UE, l’Italia sia il paese con l’aliquota effettiva più alta, seguita dalla Grecia (rispettivamente 30,4% e 28,4%). In paragone, la loro aliquota nominale è 31% per l’Italia e addirittura 24% per la Grecia.


Considerando che i paesi simbolo dell’austerità quali la Germania e l’Olanda hanno una aliquota nominale rispettivamente del 30% e 25%, a cui fa riscontro una effettiva del 20% e 10%, è assolutamente lampante come questo eroda in maniera drammatica il senso di solidarietà tra cittadini europei.


I governi nazionali devono porre finire a questo circolo vizioso e iniquo, smettere di bloccare ogni tentativo di armonizzare e unificare il sistema fiscale e adottare legislazioni quali la rendicontazione paese per paese (CbCR) e una base imponibile consolidata comune (CCTB).


Solo in questo modo si possono offrire vere risposte alla crescente disuguaglianza sociale e alla perdita di fiducia dei cittadini nei processi democratici.”

 

Bruxelles, 22 gennaio 2019